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Emilia Romagna

PISTADEIN MODENESI

Impastare la farina con l’uovo avendo l’avvertenza di tenere l’impasto molto consistente, tanto da far fatica a renderlo omogeneo. Lavorarlo e comporlo a forma di “pane” squadrato. Quindi, sul tagliere, tagliarlo a striscioline della dimensione di circa mezzo centimetro.

PICULA AD CAVAL

A fuoco vivo, mettere in un capace tegame l’olio, il lardo pestato e la cipolla tritata; far imbiondire il tutto, unire la carne di cavallo macinata, rigirandola spesso, cuocerla a fuoco lento, dopo avervi versato sopra il vino, per circa una ora, avendo l’accortezza di coprire il tegame con un coperchio.

PESCHE RIPIENE

Tagliare a metà le pesche, scelte non troppo mature, togliere con un coltello il nocciolo e delicatamente, asportare della polpa, allargando così il suo incavo, che servirà per contenere il ripieno.

MOUSSE DI PROSCIUTTO COTTO

Passare il prosciutto cotto nel mixer tritatutto alcune volte, in modo di ottenere un composto liscio e omogeneo, quasi cremoso.
Versare il composto in una ciotola, salare leggermente e pepare, unire il Brandy, mantecare bene il tutto, incorporare delicatamente la panna precedentemente montata.
Foderare uno stampo con la carta da forno, versare la mousse e riempire lo stampo e metterlo in frigorifero per alcune ore. Sformare su un piatto da portata e servire guarnendo con fettine di uovo sodo.

MISTOCCHINE

Mescolare la farina con un poco di acqua salata e un poco di latte; ottenere un impasto moderatamente morbido. Fare con l’impasto delle palline più grandi di una noce e, con le mani, schiacciarle ottenendo forme rotonde di circa dieci centimetri. Cuocerle nella padella leggermente unta. Servire calde.
D’inverno sotto i portici del centro di Bologna, sino ad alcuni decenni fa, caratteristiche “vecchine” dotate di un primitivo braciere, le preparavano e cuocevano man mano che i passanti le ordinavano. Era un diversivo povero per bimbi da poche pretese.

MINESTRA TRICOLORE

In tre contenitori diversi, versare, mescolare e amalgamare gli ingredienti delle tre parti, imburrare una “ruola” (teglia) e versarvi il composto della parte bianca, in modo da formare uno strato alto circa un centimetro, cuocere al forno. Ripetere l’operazione per le altre due parti. Lasciare raffreddare gli impasti cotti, tagliarli a cubetti e cuocerli nel brodo per circa una decina di minuti. Aggiungendo del passato di pomodoro alla parte bianca si ottiene un impasto tendente al rosso così da ottenere l’effetto del tricolore.

MINESTRA GIALLA E VERDE

Lavare e mondare gli spinaci, quindi lessarli in poca acqua per non far perdere il sapore, scolarli e ridurli a purea. Battere le uova in una terrina aggiungendo il formaggio parmigiano reggiano grattugiato, il pangrattato, un pizzico di noce moscata e aggiustate di sale e pepe. Dividere il composto in due parti uguali e, a una di queste, aggiungere e amalgamare gli spinaci. In due pentole diverse cuocere nel brodo i due composti, che risulteranno uno giallo e uno verde. Servire nei piatti fondi componendo a piacere i due colori.

MINESTRA DI PASQUA

Sbattere e montare le uova, unire e amalgamare bene il parmigiano reggiano grattugiato, quindi salare e pepare il composto: la “tardùra”. Cuocere il riso nel brodo e, una volta cotto, farlo riposare e raffreddare per alcuni minuti, con l’aiuto di un cucchiaio di legno, un poco alla volta aggiungere la “tardùra”, servire dopo aver amalgamato bene.
La minestra di Pasqua è comune a tutta l’Emilia, a Bologna, dove il pangrattato è usato al posto del riso, si chiama minestra del Paradiso; “riscuntardùra” a Reggio Emilia o “riz e tridura” a Parma.

MANDORLINI DEL PONTE

In una ciotola con una frusta montare a neve gli albumi, e mescolando delicatamente un poco alla volta aggiungere lo zucchero. Sul fuoco, in una casseruola porre la ciotola a bagnomaria, seguitando a mescolare fare addensare e rapprendere (circa 20 °C) spegnere il fuoco e togliere la ciotola dal bagnomaria, unire le mandorle tritate poi la farina, mescolare e amalgamare con cura così da ottenere un composto abbastanza compatto e sostenuto.

LUIGINO

Portare un litro di acqua a bollore e, una volta tolta dal fuoco, aggiungere e sciogliere lo zucchero, mescolare bene con un cucchiaio di legno, aspettare che lo zucchero si sia sciolto e raffreddare, unire le foglie e il resto degli ingredienti, versare il tutto in un vaso di vetro adeguato con chiusura ermetica. Lasciare riposare l’infuso per almeno trenta giorni in luogo fresco e buio, filtrare e imbottigliare. Lasciare stagionare per almeno sei mesi.